“Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.”
Haifa è una cittadina soleggiata nel nord d’Israele, oggi coinvolto nelle mai finite guerre arabo-israeliane, che nell’anniversario dei 25 anni dalla scomparsa di Primo Levi ha dedicato una piazza al grande Uomo.
Alzi la mano chi non ha letto il suo “Se questo è un uomo“, un’opera che racchiude tutto il dramma dell’Olocausto. Come arriva a scrivere questa preziosa testimonianza? Levi nasce a Torino nel 1919 da una famiglia di origine ebrea. Cresce sotto il Fascismo e si diploma in un liceo classico, con il padre iscritto controvoglia al partito e Primo stesso balilla e avanguardista. Le infami leggi razziali impediscono ai giovani ebrei di intraprendere la carriera universitaria ma consente a chi è già iscritto di concluderla. Nel 1941 ottiene la laurea con lode in Chimica e si trasferisce a Milano, dove frequenta circoli antifascisti fino ad iscriversi al Partito D’Azione.
La seconda guerra mondiale vede Levi perseguitato in quanto ebreo e nel 1944 viene deportato ad Auschwitz. Incomincia l’inferno. Il travaglio, le fatiche e le disperazioni di questo periodo sono magistralmente documentate nel libro.
La conoscenza della chimica e del tedesco gli permettono di lavorare alla famosa Buna, che produceva gomma sintetica. Levi vede i camini, i corpi scheletrici, la morte e la crudeltà senza scrupoli. Si ammala di scarlattina ma riesce in seguito a scampare miracolosamente dalla marcia di evacuazione.
Finita la guerra, l’uomo è ormai segnato. Tutta la sua fede nella bontà degli uomini è scomparsa e l’unico scopo di vita è raccontare le atrocità di quel periodo. Mostrarci la verità nuda e cruda, farci vedere quanto l’uomo può diventare bestia. “Se questo è un uomo” è solo il primo di tanti libri famosi che scriverà fin quando la depressione non finirà quel martoriato corpo nel 1987.
La dedica della piazza è certamente un buon segno e una buona azione in memoria di Primo. Bisogna chiedersi però cosa penserebbe della guerra, quella di oggi. Direbbe, forse, che ancora una volta ci siamo cascati.
Purtroppo gli israeliani per primi non hanno imparato nulla dalla storia… Bellissima la foto, Israele è un posto ricchissimo di storia e di bellezze naturali, a me piacerebbe andarci, secondo me dovrebbe essere salvaguardato, un pò come tutta la cultura, come afferma lo scopo del tuo blog, invece di esasperare i conflitti tra le popolazioni che ci abitano
Ho studiato Primo Levi a scuola e ho letto il libro quando me la sono sentita…è sicuramente forte e toccante…come le storia e le testimonianze di quel periodo. Hai fatto bene a ricordarlo e hanno fatto bene a dedicargli una piazza..
Primo direbbe che dalla storia non abbiamo imparato nulla.
Bel post, è importante non dimenticare.
[…] dopo aver finito di parlare della piazza dedicata a Primo Levi da Haifa, eccoci di nuovo a trattare un altro riconoscimento. Questa volta è dedicato a Gae Aulenti, […]
Che questo post, insieme a tutte le altre azioni in difesa della Memoria, sia un augurio per non dimenticare mai il passato e un invito a studiare la Storia.