Oggi apriamo la sezione dei siti UNESCO italiani non solo per la bellezza, l’importanza storica e culturale ma anche perchè con un totale di 47 siamo il paese che ha più siti riconosciuti: l’onere e l’onore di essere un riferimento mondiale per la cultura. E un meccanismo di protezione in più, visto che molti altri siti non salvaguardati cadono a pezzi. Forse una consapevolezza maggiore può aiutare a preservare le tante opere d’arte che abbiamo donato all’umanità.
Tutti odiamo la moneta da un centesimo. Quando ci viene data come resto di un prodotto comprato a *.99 non sappiamo cosa farcene, e subito pensiamo a come sbolognarla. Ci siamo abituati a guardare distrattamente questa moneta e raramente la osserviamo con curiosità. Si può distinguere quello che ricorda un fortino compatto e regolare.
Parliamo di Castel del Monte, un edificio la cui funzione non è ancora ben chiara, situato nei pressi di Andria, in Puglia. La data di inizio costruzione risale al 1240, anche se pure questa è motivo di discussione. Siamo nell’Italia invasa dai Longobardi e dai Normanni: un dominio che influenza molto l’architettura contemporanea. L’imperatore Federico II ordina la costruzione ad un architetto, forse Lentini, ma non riesce a vederne il completamento che avviene poco oltre il 1250. Dopo il 1600 viene abbandonato e solo nel 1876, anno di acquisto da parte dello Stato italiano, viene avviata una complessa opera di restauro. Nel 1936 diventa monumento nazionale e nel 1996 arriva il riconoscimento dell’UNESCO, per la magistrale fusione in un’unico edificio di architetture occidentali e orientali.
Il Castello è a pianta ottagonale e su ogni spigolo è presente una torre. All’interno si trova un cortile, a cui si affacciano stanze trapezoidali. Si possono osservare tutti gli elementi architettonici caratteristici dell’epoca, tra bifore, trifore, scale a chiocciola, piccole e feritoie e molti altri. Al fascino dell’architettura si unisce il mistero sulla propria funzione: militare? Residenza di caccia? Rappresentanza? Forse non lo sapremo mai, ma la perfezione geometrica e la forma unica rimane un pregevole esempio di fortificazione dell’Italia meridionale. Castel del Monte è stato onorato rappresentandolo sul centesimo di euro italiano. Sinceramente, è difficile trovare qualcuno a cui piaccia avere in tasca questa sfortunata moneta, ma la prossima volta che la guarderemo avremo più rispetto per ciò che rappresenta: un gioiello medievale da mostrare al mondo.
A piace sia la moneta da un centesimo che Castel del Monte: guarda un po’ 😉
La mia Puglia fu onorata dal grande Federico II di Puglia (di Svevia? seeeee… di Puglia!), questo Castello non è che la minima parte di quello che ci ha lasciato questo tedesco di Puglia.
Che bella curiosità, non ci avevo mai pensato a cosa potesse rappresentare questa moneta! Complimenti per l’idea di questo post : )
Potremmo vivere agiatamente di rendita se la nostra economia si basasse sulla materia prima ovvero i beni culturali millenari. L’industria del turismo, se fosse più qualificata ed intelligentemente distribuita avremmo denaro a sufficienza per la conservazione ed il godimento di questo paese unico nella sua morfologia. Purtroppo i “liberatori” dal ’46 in poi sono diventati i padroni occulti anche se necessari per uscire dalla miseria.
E’ tempo di prendere coscienza di ciò e fare molta attenzione a chi governerà questo paese. Salvare le banche come necessità ma dare priorità alla cultura ed ai suoi beni è interesse primario economico, commerciale e finanziario. A meno che le nostre ricchezze fanno paura a chi non le ha e vorrebbe impadronirsene ricreando uno stato di precarietà come nel ’46.
In Toscana si dice “che c’entra il culo con le quartant’ore?!. Ovvero, cosa c’entrano gli americani con il fatto che abbiamo un’industria turistica e culturale avida, miope e sgangherata? Il problema è originato invece a livello individuale e particolaristico, già a partire da prezzi fuori di testa per la ricezione alberghiera (chi ha provato a girare la Francia sa che là ci sono costi totalmente diversi) e da eventi culturali che di culturale hanno ben poco (mi riferisco a quelli che pagano dai nove ai quindici euro per rivedere sempre gli stessi quadri impressionisti o di Picasso, magari snobbando un’esposizione permemente di futuristi, per giunta gratuita).
Ad ulteriore dimostrazione di cosa significhi la parola cultura qui da noi, andate a visitare la “Galleria D’Italia” in Piazza dell Scala a Milano. E’ il museo massimo dell’arte degli imbianchini e degli stuccatori, sporcato dalle croste “artistiche” che addobbavano le filiali periferiche di Banca Intesa e che ora sono appiccicate come mosche alle perfette pareti dell’edificio appena restaurato.
Ma per cotanti risultati, gli americani non sono stati necessari….
Gentile Agl. Replicare su quanto io asserisco porterebbe fuori contesto dall’intento del Blog. Si entrerebbe in un tema politico-economico-finanziario fuoriluogo. Posso solo replicare che quando uno Stato non è più padrone del proprio territorio non può far altro che sottomettersi al programma di costui finalizzato ad una occupazione militare utilizzando il territorio a fini strategigi e, dei beni culturali importa un fico secco. Quando ai vertici della politica, con la connivenza dei nuovi padroni arrivano gli ignoranti, protettori del malaffare ( che siano….volutamente ignoranti) il risultato è sotto gli occhi.
Spero prima o poi di vederlo dal vivo ^^
il patrimonio artistico Italiano è invidiato da tutto il mondo e addirittura sono più gli operatori esteri che cercano di tutelare il patrimonio Italiano che il nostro governo con dei personaggi del tipo l’ex ministro Bondi che sono riusciti a far crollare uno dei palazzi storici di Pompei
“L’onere e l’onore di essere un riferimento mondiale per la cultura”: le parole-chiave che dovrebbero entrare nella mente e nel cuore di ogni italiano.
posto davvero meraviglioso, lo ricordo davvero con il cuore!!!
[…] nostre tasche, di fianco alla onnipresente monetina da 1 centesimo di euro, spesso troviamo quella da 20 cent. Se ci capita quella italiana, vediamo una figura familiare, ma […]