Che la medicina nel medioevo fosse temuta dal paziente, curato a suon di salassi e di intrugli di varia origine, è ormai parte dell’immaginario collettivo. Come tutte le scienze tuttavia, anche la medicina si è arricchita con il tempo di nuove scoperte e di strumenti sempre più precisi e sopratutto utili. L’eredità della grande tradizione medica greca è stata raccolta dagli arabi, che hanno il merito di aver contribuito allo sviluppo della chirurgia. Tuttavia, al posto del bisturi, i chirurghi arabi preferivano il cauterio: un nome orribile usato per descrivere un pezzo di ferro rovente che tagliava la carne assicurando al contempo l’emostasi.
In questo sfondo si inserisce Guglielmo da Saliceto, nato a Cadeo nel 1210. Guglielmo studia a Bologna per diventare medico (physicus), professione associata alla filosofia della natura e nettamente distinta dal chirurgo (empiricus). Il giovane medico non digerisce questa separazione delle carriere, e si batte per avvicinare la cultura medica alla chirurgia, così come ha tentato di fare la Scuola Medica Salernitana. Il grande merito di Guglielmo da Saliceto tuttavia non è stato tanto quello di ripensare la formazione dei chirurghi, quanto per un’importante conquista a livello pratico. É stato il primo a reitrodurre il bisturi nella chirurgia, aprendo nuove frontiere in questa importante branca delle scienze mediche.
Sebbene possa sembrare una semplice formalità, questa conquista deve aver trovato diverse antipatie, e per giudicare bisogna anche pensare con la testa dei contemporanei: anche diversi secoli più tardi, la resistenza al cambiamento ha colpito altri e ben più illustri scienziati.