Sia chiaro: nessuno vuole difendere un’azione criminale, che è anzi da condannare. Tuttavia, la vicenda che ha coinvolto due austriaci e quattro tedeschi appassionati dell’Alfa Romeo ci fa riflettere. Questi signori, venuti da lontano, hanno approfittato della mancanza di controlli per entrare di nascosto nell’ex stabilimento di Arese, ora in fase di demolizione per far spazio ad un centro commerciale e ad un quartiere residenziale. L’intento era chiaro: stregati dal suo fascino, volevano portarsi a casa tutto ciò che richiamava i gloriosi tempi del marchio ex-meneghino.
Ora, la denuncia è partita ed è sacrosanta. Ma come è possibile che degli stranieri, talmente appassionati di un marchio che ha fatto la storia del tanto chiaccherato made in Italy, abbiano affrontato il viaggio e compiuto un’azione criminosa per amore della casa automobilistica? Il progetto di “riqualificazione” parla da solo: demoliamo una cattedrale industriale di grande valore, talmente grande che noi italiani non riusciamo a riconoscere, ligi ad un paradosso che oscura tutto ciò che si può riferire alla cultura del nostro popolo, per costruire un centro commerciale.
Se neanche la Fiat, proprietaria della storica azienda, riesce a sfruttare la popolarità ancora fortissima di questo marchio con un progetto di recupero dell’ex-stabilimento, a chi può finire quest’area se non al solito speculatore? Allora interroghiamoci. Simboli, segnaletica e varie come cimeli per un museo d’oltralpe, o ferraglia da mettere in qualche discarica, assieme ai ricordi di una grandeur ormai perduta?
Povera Italia, che tristezza!!!
Trovo foto da ogni parte del mondo su ex stabilimenti,stazioni, palazzi in disuso che vengono reimpiegati dallo stato locale o dai cittadini per rendere più abitabile la zona e toglierla dal degrado. Quindi serre, centri di socialità, giardini e parchi dove prima c’erano i binari. Qui buttiamo giù costruzioni vecchie ma utilizzabili per parcheggi e centri commerciali, spesso costruiti male, con tempi lunghissimi e inutili solo per favorire il mercato della truffa locale. Vorrei sapere cosa hanno rubato di così prezioso, visto che è stato abbandonato lì alla mercè di chiunque. Oltre al fatto che trovo molto ingiusto che questi vengano processati per una azione che viene perpetrata ovunque in Italia (i mosaici dorati delle cattedrali del sud, vasi etruschi, pezzi di palazzi più antichi staccati e portati a casa).
Se già questa cosa non aveva senso per la Autobianchi e la Innocenti (i cui relativi complessi industriali subirono la stessa sorte a cui sembra essere destinato lo stabilimento di Arese)…per la Alfa Romeo è qualcosa di inconcepibile, se non addirittura bestiale.
E com’è che sono stati presi essendo scambiati per ladri di rame, ma i ladri di rame non li prendono mai, scambiandoli, chessò, per ladri di cimeli?!
Comunque l’avevo detto fin dall’inizio: se avessero messo all’asta pezzi di stabilimento, come la municipalità di Londra coi vecchi cartelli stradali, avrebbero fatto soldi e risparmiato sulle demolizioni, perché ci sarebbe rimasto ben poco da demolire.
Commento fantastico! I ladri di rame in effetti non li prendono mai!
Secondo me è molto più complesso. Quando una fabbrica funziona fa schifo a tutti. Ma da lavoro. Quando muore è una tragedia. Quando è morta da anni è un problema. Il mercato immobiliare è morto. Gli edifici residenziali non si vendono, non si affittano, non si costruiscono. Resiste solo il commerciale. Fino a quando? Fino a quando darà ancora lavoro? Secondo me bisogna vedere anche come le cose vengono fatte. Tutto si trasforma, dipende da come si trasforma. Non siamo più un paese industriale. La piccola industria e l’artigianato soffrono. Ecco le realtà economiche che andrebbero difese e supportate. Poi se si vuole lasciar smontare alla gente una fabbrica, facciano pure. Ma nessuno poi venga a parlare di norme di sicurezza negli ambienti di lavoro…
L’ha ribloggato su sixties.
Ma è così difficile fare come è stato fatto (bene) a PONTEDERA, dalle mie parti?
Aree dismesse recuperate come parcheggi ma lasciando intatta l’archeoarchitettura della fabbrica, un bello e dettagliato Museo Piaggio, aree prestate a Università e Start Up tecnologiche, o a centri culturali come il Sete Sois Sete Luas ….