Chiunque sia appassionato di elettronica e programmazione di basso livello sa già cosa sia Arduino e ne comprende l’importanza. Per tutti gli altri profani, occorre spiegare cosa sia facendo qualche passo indietro. Tutto incomincia ad Ivrea, la città piemontese resa famosa nel mondo per ospitare gli stabilimenti dell’Olivetti, l’azienda fondata dal visionario Adriano Olivetti oggi parte di Telecom Italia.
Sarà forse l’aria che vien giù dalle Alpi o su dall’operosa Torino, o forse è semplicemente un tratto distintivo degli abitanti di Ivrea, nelle cui vene scorre più innovazione che sangue. Ebbene, la città era ospite del Interaction Design Institute Ivrea, oggi entrato a far parte della Domus Academy. Questa era una vera e propria scuola post-laurea dove veniva insegnato ed esplorato l’interaction design (il design dell’interazione uomo-macchina). I docenti, molti dei quali di levatura internazionale, insegnavano a studenti italiani e ad altri provenienti da tutte le parti del mondo.
L’istituto, fondato nel 2001, già nel 2003 dava vita ad un progetto di uno studente colombiano: la piattaforma Wiring. Questa era una piattaforma di sviluppo integrato, cioè un sistema composto da un circuito stampato e un’interfaccia per pc che dava la possibilità di programmare questo circuito. Proprio come Wiring, nel 2005 è stato avviato un progetto all’interno della scuola con il nome di Arduino. Questo deriva dal nome di un bar che a sua volta fa riferimento a Arduino d’Ivrea, re d’Italia dal 1002 al 1014.
Arduino è una piattaforma simile a Wiring ma più potente e più personalizzabile. Divenuto un prodotto, Massimo Banzi e gli altri co-creatori di Arduino hanno contattato rivenditori e produttori di hardware e hanno permesso a programmatori e appassionati di tutto il mondo di avere il proprio circuito funzionante, con cui studiare, fare progetti e applicarlo ai più svariati ambiti. Si va dall’annusatore di particelle inquinanti, al cubo di Led fino al lettore di onde celebrali.
Oggi Arduino è lo standard del settore e attorno ad esso si è sviluppata una vasta comunità internazionale con il proprio forum e i propri progetti. Il sistema è diventato talmente popolare che ha mosso una delle più grandi multinazionali del mondo nel campo dell’hardware: Intel. Tramite una collaborazione, Intel e Arduino hanno creato Galileo, un circuito stampato con microprocessore Intel. Si tratta di un traguardo importantissimo e non deve aver fatto dormire chi pensava che il sistema nato come progetto in una scuola post-laurea italiana non sarebbe neanche uscito dalle aule del’IDI Ivrea.
Nel settore high-tech italiano c’è grande fermento e molte persone ne sono coinvolte direttamente o indirettamente, ed è forse utile sottolineare che anche in un settore non tradizionale, un pezzo del nostro paese innova e raggiunge ottimi risultati.
Ascoltavo delle stampanti a basso costi in 3D , capaci di stampare a casa la qualunque….sicuramente se l industria sposasse ancora di più la creatività hardware che arriva ” dal basso”, faremmo passi da gigante!
Un saluto
L’ha ribloggato su Baroni Tizianoe ha commentato:
meditate gente, meditate
open source , italiano, veramente il massimo. lo uso da diversi anni. bell’articolo si fa proprio cultura scambiando questo tipo di informazioni
L’ha ribloggato su Redvince's Webloge ha commentato:
una grande scoperta open source e italiana lo uso da diverso tempo
[…] Continua a leggere qui http://italiaiocisono.com/2013/10/12/arduino-il-circuito-stampato-programmabile-nato-in-italia/ […]
Proprio ieri sono stato spettatore di “Next, lo spettacolo dell’innovazione” tenutosi a Mestre in occasione della Repubblica delle idee e anche Arduino è stato nominato.
Sono rimasto “folgorato” da quanta voglia ci sia di migliorare la nostra vita senza pensare principalmente al tornaconto economico.
Come ti ho già detto… Avanti tutta e alla via così, Luca.
Alla prossima.
Luca
[…] http://italiaiocisono.com/ […]
Ciao! Ti ho nominato per il Versatile Blogger Award 🙂
Novella
L’ha ribloggato su cfeitalia.
Le piccole grandi eccellenze italiane, peccato di cose così si parli poco nei grandi circuiti mediatici