Filu ‘e ferru: la tradizione sarda del distillato.

Non è grappa. Non è solo acquavite. E’ un distillato, questo sì, ma il filu ‘e ferru ha una marcia in più: è intriso di tradizione sarda. Questo liquore, prodotto prevalentemente in provincia di Oristano, ha una curiosa storia che ben descrive la natura umana e la ricerca del piacere attraverso la buona tavola o, meglio, del buon bicchiere.

Il curioso nome deriva dal metodo utilizzato per nascondere il superalcolico soggetto ad una elevata tassazione: una volta distillato clandestinamente, questo veniva versato all’interno di bottiglie legate ad un filo di ferro. Per evitare di venire scoperti, le bottiglie venivano interrate e il filo di ferro serviva come traccia per dissotterrarle una volta scampato il pericolo. Oggi la produzione è disciplinata dalla legge, che vieta la distillazione casalinga e garantisce standard di qualità e sicurezza per quanto riguarda la produzione industriale.

La materia prima è il vino o la vinaccia rigorosamente sarda che viene distillata due volte, togliendone il capo e la coda per eliminare alcune sostanze sgradevoli. Dopo aver trascorso un anno in botti di rovere si ottiene del Filu e’ Ferru al 40% di alcool, ricco di quegli aromi particolari che ben si inchiodano nella nostra memoria dopo il primo sorso.

L’interesse per questo distillato sta crescendo notevolmente tra gli estimatori, ma può essere un ottimo punto di partenza per chi vuole scoprire l’alcolico mondo di grappe e acquaviti. Con l’export dei distillati in aumento ma brutti risultati sul mercato interno, è bene andare a riscoprire le nostre produzioni e magari dare una mano all’economia dell’isola ancora in convalescenza per il violento nubifragio della scorsa settimana.

9 commenti su “Filu ‘e ferru: la tradizione sarda del distillato.

  1. tramedipensieri ha detto:

    ma questo è da reblogare!
    grazie….

    .marta

  2. tramedipensieri ha detto:

    L’ha ribloggato su Tramedipensierie ha commentato:
    ….distillato clandestinamente, questo veniva versato all’interno di bottiglie legate ad un filo di ferro….

  3. poetella ha detto:

    BUONISSIMO!
    Oggi me ne compro una bottiglia!

  4. biobioncino ha detto:

    caxx e finita .. ne prenderò un’altra ..felice wk marta :lol:)

  5. cordialdo ha detto:

    Lo ribloggerò sull’altro blog dedicato barbatustirolese.wordpress.com
    Conosco il sapore di Filu ‘e ferru perchè qualche anno fa in montagna me lo aveva fatto assaggiare un turista sardo, un falegname della provincia di Cagliari. Un gusto eccellente. Nella mia provincia,, in Lombardia, non è commercializzato. Per fortuna trovo e gusto il “Fiore sardo Dop”. Uno dei tanti prodotti di eccellenza della Sardegna!

  6. L’ha ribloggato su FOTOGRAFIA TURISMO ITALIAe ha commentato:
    Usi, costumi e tradizioni italiani.

  7. chiamateismaele ha detto:

    Molto interessante, speranze di trovarlo in Piemonte o Sicilia?

  8. agersocialslow ha detto:

    Se vai in Sardegna al ristorante te lo danno , certo poi necessita sapere se è veramente filu ferru, un pò come il Mirto. Ma va bevuto, poco, slow!

  9. Roberto Puddu Cudrano ha detto:

    … i molti, nella mia terra, sono degli autentici artisti, … spesso confezionano degli amarti favolosi, … miscelando sapientemente il filu’e ferru (abardente) con la carruba, con la ruta e con la genziana. Autentiche prelibatezze !

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