C’è solo una cosa che può disturbare il silenzio e la maestosità delle Alpi Retiche. Non la strada del Passo dello Stelvio –ritenuta una delle strade più belle del mondo– che si arrampica sui pendii con i suoi più di 100 tornanti, ma il rombo di un motore assemblato molto più a valle. Cosa hanno in comune questo paesaggio pieno di verde e cime rocciose, e una Ferrari nuova di zecca? Cosa unisce il paesaggio alpino all’industria della bassa padana? Guardando questo video di Car and Driver: Abroad, si intuisce subito la potenza in tutti i sensi che emanano questi due simboli: l’italianità.
È un concetto dai contorni sfumati, difficile da toccare con mano, ma che diventa granito quando lo si vede da fuori. Jethro Bovingdon, il pilota, alla fine delle riprese non risparmia elogi a questa terra così ricca di un qualcosa così difficile da capire da parte di tutti noi italiani che ogni giorno creiamo quell’atmosfera. Bisogna quindi lavorare per favorire le dichiarazioni d’amore spontanee per questa terra, e intuire finalmente dove gli investimenti devono essere riversati.
Sarebbero soldi importanti e ben spesi per un motivo semplice: siamo sicuri che rivedremo i vari Jethro Bovingdon sulle nostre strade e non solo.
L’Alfa Romeo è la gloriosa casa automobilistica, milanese per adozione, fondata nel 1910. Nasce infatti a Napoli come sussidiaria italiana della francese Darraq. Il mercato tuttavia è nel nord Italia e la società si trasferisce a Milano, aprendo lo stabilimento del Portello. Alcuni problemi costringono l’azienda alla liquidazione, ma dei finanzieri lombardi la rilevano e la chiamano A.L.F.A. (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili).
L’anima ora è italiana ed è pronta a sfornare autentici capolavori. L’Alfa conquista il mercato e grandi gare automobilistiche come la Targa Florio. Da allora entra nei cuori di grandi appassionati e non solo: le forme accattivanti disegnate da mani eccellenti e i potenti motori creano il mito. L’azienda passa le due guerre, ma perde una molto più silenziosa: nel 1986 passa alla FIAT. Negli anni successivi, salvo qualche modello, l’Alfa non presenta più la qualità di un tempo e viene assorbita dal carrozzone aziendale torinese come auto di secondo piano. Oggi tuttavia lo scenario è cambiato e la FIAT ha acquisito la Chrysler (quindi Jeep, Dodge, RAM), operazione un tempo impensabile, e grazie alla rete distributiva di questa importantissima produttrice l’Alfa tornerà in America.
Già, una volta c’è stata. E con quali onori! Negli anni ’50 è la macchina tipo della cultura pop e raggiunge l’apice quando Dustin Hoffman guida l’Alfa Romeo Spider 1600 Duetto nel film The Graduate. L’Alfa in America vende ancora dopo l’acquisizione della FIAT, ma nel 1995 l’azienda si ritira dal continente e gli appassionati locali passano dal concessionario al garage, per lucidare i vecchi modelli.
Oggi c’è speranza per tutti. Finalmente l’Alfa è tornata la marca di punta, grazie alla nuova amministrazione. Non solo numeri, il 2013 sarà l’anno dello sbarco di nuovi modelli: la 4C, un crossover su base Jeep Patriot, e la Giulia.
L’Alfa Romeo 4C è forse il modello più interessante ed il concept è stato presentato nel 2011 al Salone di Ginevra. La carrozzeria ha forme sensuali e sportive, la fibra di carbonio e alluminio con cui è costruita la rendono leggerissima ed è stata pensata tenendo conto dell’esperienza aziendale in Formula 1 e IndyCar. Il disegno è fimato Lorenzo Ramaciotti, l’uomo dietro la Ferrari Enzo e la Maserati Quattroporte, e il Centro Stile Alfa Romeo. Il motore sarà un 4 cilindri 1750 Turbo Benzina, capace di sfornare 200 CV. Questo permetterà un’accelerazione 0-100 km in 5 secondi, con una velocità massima di 250 km. Già solo a livello di concept questo gioiello ha ricevuto dei premi, ma ora possiamo finalmente vedere alcuni scatti notturni rubati, in attesa del Salone di Ginevra della prossima settimana in cui verrà presentata ufficialmente.
Quest’anno la vedremo nelle strade, e ci sono tutti i presupposti per conquistare il mercato statunitense, da sempre molto accogliente per le sportive italiane. Speriamo in un ritorno glorioso degno dell’Alfa. Noi sentiamo già il rombo dei motori…
Oggi ci occupiamo di una autovettura prodotta dal 1951 al 1958 dalla Lancia, marchio leggendario che sta perdendo sempre più importanza. Parliamo di un modello importante per l’azienda, la mitica Lancia Aurelia B20 Coupè.
L’industria automobilistica nell’immediato dopoguerra è in fermento e tutte le numerosissime Case automobilistiche italiane preparano nuovi modelli per il mercato crescente. Gianni Lancia non è uno di quelli che si tirano indietro, e si dedica subito ai nuovi modelli. Tra il prototipo A10 con motore a 8 cilindri, 70 cavalli a 4900 giri del 1948 alla Aurelia B20 coupè da 75 cavalli del 1951 non passa solo del tempo, ma viene accumulata anche esperienza.
Una serie di test e prove tecniche per cui viene coinvolto il Politecnico di Torino portano alla creazione della Lancia Aurelia, successore della Lancia Aprilia. È un progetto molto complesso ma alla fine entra in produzione e mostra grandi prestazioni sportive. L’Aurelia è infatti la prima lancia a vincere internazionalmente, mostrandosi alla Mille Miglia, Le Mans e alla Targa Florio.
Il nome Aurelia deriva dall’importante via romana che collega la capitale e Arles, in Francia, mentre Aprilia è il nome di una cittadina laziale. Ma non è il nome a far vendere: la carrozzeria disegnata da Pininfarina assieme al potente motore conquista il mercato e viene lanciata l’Autotelai, la B20 e la B24. La B20 che possiamo vedere nel video è stata la fortunata coupè: viene prodotta in addirittura sei serie.
Ora è un pezzo da museo e da collezionismo, ma rappresenta una parte del mondo automobilistico italiano del dopoguerra dopo il glorioso avvio all’inizio del novecento. Purtroppo non siamo più in grado di produrre macchine di qualità come una volta se non per una nicchia di mercato, e ripensare alle cose grandi del passato può dare la forza per un nuovo sviluppo del settore nel futuro. Ma nel frattempo, godiamoci queste opere d’arte!