Carlo Goldoni è quel veneziano del 1707 che, oltre ad aver attaccato alle poltrone i suoi concittadini, i francesi e molti altri nei più importanti teatri delle città, ha il merito di aver diffuso la commedia e di averla portata a grandi altezze con La Locandiera.
Pochi drammaturghi hanno le capacità di creare opere così longeve per il pubblico dei teatri: ancora oggi le sue commedie riempiono i programmi delle sale in tutta Italia e nel mondo. Con internet il pubblico è diventato più ampio, e si possono guardare alcuni suoi capolavori senza staccare alcun biglietto.
Oggi proponiamo La Bottega del Caffè, un’importante commedia scritta nel 1750, che narra la decadenza della nobiltà e la continua ascesa della borghesia a Venezia. La prima è rappresentata da Don Marzio, un nobile napoletano, mentre la seconda da Eugenio, mercante di stoffe. La storia chiama in causa il gioco, la truffa e le invidie. Temi popolareschi, leggeri, che tuttavia nascondono una critica alla società di allora.
È da notare che La Bottega del Caffè sia stata scritta in fiorentino e non in dialetto veneziano com’era solito fare Goldoni, decisione lungimirante per avere come pubblico non solo Venezia ma tutta Italia. Goldoni si dimostra quindi un grande uomo figlio del suo tempo, e chi andrà nei prossimi mesi a visitare la Serenissima, non può perdere la visita alla casa di Goldoni, in cui viene narrata la sua storia e vengono mostrate vita e distrazioni della Venezia settecentesca.