Perugia e Assisi in corsa per diventare Capitale Europea della Cultura 2019

Sarebbe bello sapere cosa penserebbero gli Etruschi, i fondatori di Perugia, del prestigioso appuntamento che la città vorrebbe ospitare. Sarebbero quantomeno soddisfatti. D’altra parte l’orgoglio e la potenza dei Perugini, sia degli antenati ai tempi dell’Antica Roma, sia dei nuovi di oggi, lo si vede già solo nell’organizzazione della città. Che sia un luogo strategico è chiaro guardandola già solo dalla Valle del Tevere. Influente con gli Etruschi, lo è stata anche in età comunale e sotto il dominio dello stato Pontificio.

La stratificazione architettonica è impressionante: passeggiando per poche centinaia di metri si passa dal colossale Arco Etrusco al medievale Palazzo dei Priori. Proprio dentro questo edificio ha sede la Galleria Nazionale dell’Umbria, un museo curatissimo e moderno per il matrimonio riuscito tra architettura moderna e antica, senza considerare le opere contenute in esso: si parla di Piero della Francesca, Gentile da Fabriano e Perugino. Strategica lo è anche oggi, come città universitaria e polo culturale che vuole farsi spazio tra Firenze e Roma, due giganti troppo ingombranti. Per questo la città, assieme ad Assisi, concorre per diventare Capitale Europea della Cultura nel 2019.

L’unico avversario al di fuori del nostro paese è la Bulgaria. Senza nulla togliere a quest’ultima, i perugini sanno bene che la partita si gioca in casa: Cagliari, Lecce, Matera, Ravenna e Siena sono egualmente interessate al prezioso appuntamento. Come nel periodo migliore del Rinascimento, la battaglia è tra più città italiane, ma oggi si combatte con la cultura a suon di investimenti e valorizzazione.

La campagna per l’evento è molto viva in città: la creazione di strumenti per vincerla come la Card per la visita di più musei e infrastrutture innovative come il Minimetrò, fanno di questa città, assieme alla città di San Francesco, una candidata se non vincente, sicuramente molto meritevole.

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I 450 anni di Michelangelo.

Domani, 18 Febbraio, saranno esattamente 450 gli anni che ci separano dalla scomparsa di questo grande artista. Nato nel 1475 da una famiglia patrizia in difficoltà economiche a Caprese Michelangelo, un paesino vicino ad Arezzo che oggi porta il suo nome, è diventato uno dei più grandi artisti del Rinascimento e dell’intera storia italiana dell’arte. Il giovane preferiva la scultura alle altre arti, ma si dimostrò molto abile nel disegno e alla pittura, crescendo nella bottega del Ghirlandaio. I suoi idoli furono Giotto e Masaccio, le colonne della scuola fiorentina, cui si ispirò per iniziare la folgorante carriera.

Il suo animo era irrequieto e scontroso, ma era riuscito ad entrare nelle grazie di Lorenzo il Magnifico, alla cui corte da alla luce le prime opere. Da allora Michelangelo viaggiò nell’Italia rinascimentale, per poi approdare a Roma e lasciarle in dono la Pietà. Non contento, tornò a Firenze per liberare il David dal blocco di marmo in cui era rimasto intrappolato e dove dipinse alcuni tondi, tra cui il meraviglioso Tondo Doni. Di nuovo a Roma, venne incaricato dal papa Giulio II di dipingere la Cappella Sistina, consacrando l’artista all’apice del suo successo. Di lì in poi contribuì alla pittura, all’architettura e alla scultura in diversi luoghi d’Italia, citando come pregevoli esempi Piazza del Campidoglio, la facciata di Palazzo Farnese, la Basilica di San Pietro e molti altri capolavori.

Michelangelo fu studiato a fondo per i suoi non-finiti, fu analizzato il suo carattere, il suo stile scultoreo e pittorico. Lasciò un’eredità immensa alle generazioni successive. È proprio per ricordare Michelangelo che si terranno molti eventi nella sua Toscana, a partire proprio dal 18 febbraio dove al Palazzo de’ Beccai di Firenze si terrà l’apertura dell’anno giubilare michelangiolesco.

Da sottolineare poi che sul sito dell’Accademia delle Arti e del Disegno, istituto divenuto prestigioso anche grazie a Michelangelo, è stata aperta una sezione apposita per la ricorrenza con un calendario degli eventi. Anche italiaiocisono si unisce nel ricordare un grandissimo artista, attendendo trepidanti il nuovo allestimento per la Pietà Rondanini al Castello Sforzesco di Milano.

La “Madonna di Foligno” di Raffaello arriva a Milano.

https://i0.wp.com/www.artapartofculture.net/new/wp-content/uploads/2011/08/1-Madonna-di-Foligno.jpgIntorno al 1511, Raffaello staccò definitivamente il pennello da una pala d’altare commissionatagli da Sigismondo de’ Conti, un segretario di papa Giulio II. Questi voleva rendere grazie alla Madonna per un miracolo avvenuto in un suo sogno: la sua casa di Foligno era rimasta intatta dopo essere stata colpita da un fulmine. Per questo motivo, Conti commissiona un’opera ad uno dei migliori pittori della Roma di quel tempo.

La Madonna di Foligno, questo il nome del dipinto, presenta una composizione piramidale e una buona resa cromatica ottenuta con i colori ad olio. La Madonna tiene in braccio il bambino e domina cinque figure nella parte inferiore del dipinto. In piedi a destra troviamo San Girolamo che presenta  il committente alla Vergine poi un angioletto al centro, San Giovanni Battista in piedi e infine San Francesco d’Assisi inginocchiato. Soffermandosi sui dettagli, si possono notare i cherubini che circondano la figura della Madonna confondendosi con le nuvole su cui poggia la coppia, mentre appena sopra la città compare un arcobaleno, simbolo della protezione divina. Il capolavoro di Raffaello, normalmente custodito nei Musei Vaticani, si trasferisce temporaneamente a Milano.

Un anno dopo la mostra di Amore e Psiche, la più visitata in Italia nel 2012, a Palazzo Marino verrà esposta gratuitamente questa pala d’altare dal 28 novembre 2013 al 12 gennaio 2014. La mostra è resa possibile da Eni che, in collaborazione con il Comune di Milano, unisce le sontuose stanze di Palazzo Marino ai capolavori dell’arte italiana per portare avanti una preziosa collaborazione pubblico-privato. Non resta quindi che mettersi in coda e godersi una splendida opera dipinta da un grande maestro rinascimentale.

La Marconi Society e il premio annuale dedicato al grande scienziato bolognese.

In un’epoca in cui l’elettromagnetismo viveva il suo periodo d’oro, Guglielmo Marconi fece la storia con l’applicazione pratica delle scoperte scientifiche nel campo delle onde radio. Dal 1895, anno in cui Marconi trasmise e ricevette il primo segnale radio sono passati quasi 120 anni, e solo in questi mesi la radio sta migrando velocemente al digitale dopo più di un secolo di trasmissioni analogiche.

La radio non ha più l’importanza che aveva una volta, ma quello che ci ha insegnato il nostro Jobs d’altri tempi è che bisogna sempre credere nell’innovazione. Il tema della comunicazione era caro a Marconi, e proprio per questo sua figlia Gioia Marconi Braga ha istituito la Marconi Society (con sede negli Stati Uniti) e l’annuale Marconi Prize, un premio di 100.000 dollari per gli innovatori del settore. Tra i vincitori famosi del premio si contano Lawrence E. Page and Sergey Brin, i fondatori di Google, e Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web, mentre quello di quest’anno è andato a Martin Cooper, l’inventore del telefono cellulare.

La fondazione con la propria attività fa un favore all’umanità, premiando i soggetti che ogni giorno lavorano per il progresso, e all’immagine dell’Italia, che viene ricordata per le proprie conquiste e non come al solito per i propri problemi. Anche Marconi è dovuto andare all’estero per dare un carattere internazionale alle sue invenzioni, e questa è una stortura che affligge ancora oggi il nostro paese attraverso la fuga dei cervelli, ma questa è un’altra storia. Aspettiamo trepidanti il premio dell’anno prossimo, sperando in una grande invenzione che nasca da questa parte dell’oceano!

Poliarte prepara una nuova mostra europea sul design italiano.

Tra i tanti settori che hanno fatto -e continuano a fare- la fortuna del nostro paese, quello del design si trova in cima alla lista. Molti oggetti che trovano posto in uffici o case portano la firma di un designer italiano, e basta una cultura di base del settore per riconoscerne anche all’estero. Dal mobilio all’elettronica, il numero di prodotti industriali modellati secondo gusti personalissimi basterebbe per riempire il Louvre. Proprio questo settore ha contribuito a diffondere il Made in italy nel mondo, e le iniziative per valorizzarlo non mancano.

Dopo il successo della mostra “La Storia di Italia per Oggetti” del 2011, il Centro Sperimentale di Design Poliarte di Ancona rilancia la sfida pensando in grande. Con la mostra “Oggetti d’Italia. Design, ritratto del bel paese nel mondo”, Poliarte vuole portare questo “Louvre” del design nostrano in giro per l’Europa. Purtroppo non tutti gli oggetti verranno esposti, e per selezionare quelli che meglio rappresentano il nostro paese è stato creato un apposito sondaggio.

La partecipazione è consigliata, perché si tratta di risollevare l’immagine dell’Italia all’estero. I primi fruitori della mostra saranno quelli di lingua tedesca. Vista l’importanza di questa iniziativa, vale la pena impegnarsi per garantirne il successo e aiutare chi scommette sui settori strategici che rendono grande il nostro paese.

Le Mura di Lucca compiono 500 anni.

Da un’occhiata veloce alle immagini satellitari, Lucca non sembra differente da molte altre città della penisola. Tuttavia, c’è un particolare che colpisce l’osservatore attento: ingrandendo l’immagine si nota un “isola” di tetti rossi delimitata da una fascia di verde e da alcune forme geometriche. Prestando attenzione ai particolari, già dall’alto si intuisce l’imponenza delle fortificazioni.

Queste sono di origine rinascimentale e sono il frutto delle profonde trasformazioni nei sistemi difensivi delle città: l’artiglieria, che prendeva piede in quel periodo, rompeva schemi consolidati da secoli. La città di Lucca ha infatti affidato ad Alessandro Farnese la progettazione delle mura, la cui costruzione è iniziata nel 1513 ed è terminata nel 1654. Più che per lo scopo difensivo, per cui non sono mai state messe alla prova, le fortificazioni servivano da deterrente per controbilanciare le mire di una Firenze troppo avida di terre. Oggi si può entrare nella città grazie a 6 porte, e la si può ammirare passeggiando sopra quella che è una delle più importanti fortificazioni alla moderna del continente europeo.

Per questo motivo, la città vuole festeggiare i 500 anni dall’inizio della costruzione con eventi durante tutto l’anno, ma soprattutto con lavori di ristrutturazione per un totale di 9,5 milioni di euro, la maggior parte donati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e poi dalla Regione Toscana. Gli appuntamenti sono molti e costituiscono un incentivo alla visita di una città che riesce a valorizzare i propri tesori dando il buon esempio agli altri comuni italiani.

VENTO: il sogno di una ciclabile da Torino a Venezia.

Il Po sorge ai piedi del Monviso, in Piemonte, e nel suo cammino raccoglie le acque provenienti dalle cantene montuose che lo circondano in un processo che dura da moltissimi anni e che ha portato alla formazione della Pianura Padana. In passato, il fiume è stato una risorsa economica per il commercio e per l’industria, ma ancora oggi troppo poco per il turismo. Ed ecco che in questi anni nasce un progetto visionario nell’idea ma non troppo complesso nella realizzazione: VENTO.

Il nome è l’abbreviazione di VENezia-TOrino e lascia intendere senza giri di parole l’ambizioso obiettivo di collegare le due città con una pista ciclabile di 679 km. A detta dei proponenti di questa importante infrastruttura, un’idea nata nel 2009 al Politecnico di Milano, VENTO è di più di una ciclovia: è un sistema per promuovere un importante mezzo di spostamento, ma anche la creazione di un giro d’affari per le piccole aziende agricole, ricettive, commerciali locali. In poche parole più turismo, più valorizzazione. In Germania le 40.000 km di piste ciclabili producono ben 8 miliardi di indotto, e se pensiamo solo alle città d’arte collegabili dall’infrastruttura come Pavia, Piacenza, Cremona, Mantova, Ferrara ecc. a conti fatti si può supporre una potenziale miniera d’oro.

Utopia? In realtà parte dell’infrastruttura esiste già e se serve “solo” mettere daccordo le istituzioni locali e investire circa 80 milioni di euro (il costo di 1-2 km di autostrada). I proponenti azzardano diverse possibilità di espansione futura, magari una Torino-Nizza, un collegamento con il Brennero o collegamenti con ciclovie lungo le coste dell’Adriatico. Dal 25 maggio al 2 Giugno si tiene il VENTO BiciTour, che in 15 tappe (per ora sotto forma di eventi), verranno discussi i dettagli del progetto e si informeranno amministratori, imprenditori e cittadini sulle opportunità derivante dalla ciclovia.

Ragazza in biciVENTO è sicuramente uno dei grandi progetti di cui abbiamo bisogno per rilanciare l’economia locale e nazionale, e andare a sfondare anche qualche record. Quella che diventerebbe la pista ciclabile più lunga del Sud Europa ha già il supporto di molti comuni della pianura padana, di molte associazioni sportive e turistiche, ma anche di cittadini che decidono (semplicemente con una mail) di chiedere a gran voce il progetto. E allora facciamo anche noi la nostra parte per far conoscere l’opera e sostenerla: se tutto va per i piani, potremo organizzare una biciclettata lungo il Po già entro il 2015.