Giambattista Bodoni e gli eleganti caratteri tipografici.

Ci piace leggere. Leggiamo tanto, dappertutto. Dai libri, agli schermi alle pubblicità, siamo invasi ogni giorno da migliaia e migliaia di lettere che si susseguono l’una all’altra. Ora dolcemente, come la descrizione di un paesaggio alpino, ora bruscamente come una reclame. Molto spesso, attraversiamo le parole senza curarci di loro: sono lo strumento che la nostra curiosità usa e poi getta via fino a quando non ne avremo ancora bisogno. Alcune persone tuttavia lasciano perdere i significati e guardano estasiati le lettere, queste magnifiche opere d’arte che ornano i nostri spazi.

Un tocco, un ricciolo o una linea lunga quando basta. La bellezza del carattere è questione di misure, ma è anche il più piccolo dettaglio che rende un carattere un gran carattere. Giambattista Bodoni è uno di quei grandi uomini innamorati della tipografia che ci fanno leggere ancora oggi grazie alle loro invenzioni. Nato nel 1740 a Saluzzo, Bodoni è stato esposto da subito all’amore della sua vita: il padre era stampatore.

https://i0.wp.com/www.vatican.va/roman_curia/congregations/cevang/archivio/images/cong_3b.jpgDopo aver lavorato nella tipografia della Congregazione per la Propagazione della Fede a Roma, Giambattista si trasferisce a Parma e incomincia a lavorare alla Tipografia Reale dove si occupa della supervisione di edizioni dei grandi classici. La cura di Bodoni dedicata alla qualità della carta e alla scelta dei caratteri fa sì che il nome del tipografo si diffonda in tutta Europa. Bodoni iniziava all’arte tipografica diversi alunni poi diventati famosi a loro volta, ma quello a cui tutti noi gli dobbiamo è la famiglia di caratteri omonimi da lui inventati. Questi caratteri erano molto innovativi per l’epoca: le linee erano molto sottili e perpendicolari, una caratteristica che le contrapponeva ai caratteri rinascimentali allora in voga.

Proprio per la lunga attività svolta a Parma, oggi troviamo nelle insegne di negozi, cartelli stradali e comunicazioni del comune proprio l’impronta di Bodoni. Allora la prossima volta che andremo a Parma sapremo distinguere questi prezioni caratteri con orgoglio, magari dopo aver frequentato un bel corso di tipografia.

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“Storia dell’industria in Italia” di Nicola Crepax

Copertina 08408Avete visitato Crespi d’Adda e le periferie torinesi, avete letto delle grandi acciaierie del sud Italia e dei distretti industriali. Ma cosa lega tutte queste attività, perchè alcune fioriscono e altre rimangono cattedrali nel deserto? Una risposta, concisa ma esauriente, la troviamo nel libro Storia dell’industria in Italia” di Nicola Crepax. Il libro inizia ai tempi della Belle Èpoque, descrivendo un paese speranzoso e non segnato dalle grandi guerre mondiali, un’Italia che guarda alla nascente industrializzazione di paesi virtuosi e incomincia muovere i primi passi verso quella direzione.

L’industria italiana viene descritta dagli inizi della propria storia fino alla fine del Ventesimo secolo. Un settore che ha spesso importato innovazioni sviluppate altrove alternando clamorosi fallimenti a grandi successi, subendo crisi e godendosi periodi di sviluppo che, a conti fatti, hanno contribuito a creare il benessere ai tempi del boom economico del dopoguerra. L’analisi dell’acquisto di macchinari da parte delle aziende viene seguita da quella dei dati demografici, le trasformazioni nella società operata dal consumismo post-bellico viene messa in relazione con un nuovo paradigma aziendale che cambia ulteriormente il volto del capitalismo italiano. Quello che ne esce è un percorso fatto di uomini, di imprese e di prodotti (come indica il sottotolo del libro) che sono protagonisti dell’emozionante avventura industriale del nostro paese.

Tra le righe si intuiscono le forze e le debolezze strutturali non solo della nostra economia, ma anche della nostra società. Si può intravedere persino il germe della grande crisi della fine degli anni ’10 del duemila (bisogna abituarsi ormai a considerarla di portata storica) e tuttora in corso. Il libro è scritto da Nicola Crepax, docente all’Università Bicocca di Milano e dell’Università di Castellanza, ed è un ottimo punto di partenza per capire le origini del made in Italy e le condizioni del tessuto economico nazionale alle prese con la globalizzazione.

Liber Liber: l’ONLUS e la libera circolazione della cultura.

Quando uno legge Liber Liber ha ben pochi dubbi su quali possano essere i fini della ONLUS che porta questo nome. L’organizzazione, fondata nel 1994, si occupa della diffusione della cultura e ne promuove l’accessibilità in maniera libera. Questo significa che diverse opere multimediali come libri, audiolibri, video o musica, sono scaricabili dal sito e fruibili liberamente.

Perchè Liber Liber è importante? Innanzitutto perchè non ha scopo di lucro e il negozio online viene utilizzato per autofinanziare il progetto, ma sopratutto perchè è un’iniziativa che sfrutta al massimo potenzialità di internet. La filosofia che la manda avanti viene applicata fino nella scelta del formato dei file di testo: il formato libero .odt e l’ubiquitario .pdf.

L’invito è quindi quello di addentrarsi nel loro piacevole sito e scaricarsi qualche romanzo o poema che si è sempre desiderato leggere. La lettura potrà avvenire in seguito senza preoccuparsi di DRM (il complicato sistema di tutela dei diritti digitali) d’ogni sorta.

Un plauso quindi al gruppo che manda avanti questa iniziativa così importante, una piattaforma non scalfita dall’aspro dibattito tra diritti d’autore e la circolazione della cultura, che al contrario sorvola con una formula vincente.

Il “Nuovo Galateo” di Melchiorre Gioia. 1802.

Nell’Italia dell’epoca napoleonica, per un breve periodo è esistita la Repubblica Cisalpina, istituita da Napoleone sull’onda degli stravolgimenti provocati dalla Rivoluzione Francese. Questo importante evento storico, con il proprio carico ideologico,  è andato ad intaccare ogni aspetto della società provocando una grande trasformazione che andava in qualche modo incanalata e che doveva essere basata su regole precise.

A questo scopo, il piacentino Melchiorre Gioia ha ben pensato di redigere il “Nuovo Galateo” in tre edizioni (qui l’opera completa), a partire dal 1802. In questo scritto, che punta alla civilizzazione dei Cisalpini, Gioia tratta i diversi aspetti della vita dell’uomo: la “Pulitezza dell’uomo privato”, “Pulitezza dell’uomo cittadino”, “Pulitezza dell’uomo di mondo”. Questi concetti vengono rivisti nelle edizioni successive, ma rimangone comunque il filo logico dell’autore: il comportamento eticamente corretto in privato e in pubblico contribuirebbe a migliorare la società.

Stando alle critiche dell’abate Antonio Rosmini, che ha crititicato Melchiorre Gioia definendolo ciarlatano, possiamo concludere che qualche elemento di novità fosse contenuto in quest’opera. Si, perchè il “vecchio” e conosciuto Galateo overo de’ costumi è stato scritto da Giovanni Della Casa: forse il severo abate si spaventava all’idea che l’etica sfuggisse dalle mani della Chiesa. O forse perchè lo scrittore emiliano si faceva pagare dai potenti per elogi in loro favore. Moralizzatore da quattro soldi o innovatore? Non tocca a noi rispondere. Per quanto riguarda l’opera, il “Nuovo Galateo” è scorrevole e interessante e una cosa è certa: il buon Melchiorre sapeva scrivere.

Dai nuova vita al tuo libro usato!

A dimostrazione di quanto i lettori di Italiaiocisono siano importanti, ecco una notizia fresca di segnalazione per cui vale la pena spendere due parole. Su iniziativa de La Feltrinelli, è possibile dare un futuro ai libri usati che prendono polvere sulle nostre librerie e che difficilmente riprenderemo in mano.

In un epoca in cui il libro perde sempre meno valore nelle nostre vite e in quelle degli altri, dal 12 al 14 aprile potrete ridare dignità al vostro piccolo patrimonio cartaceo donando libri usati di ogni genere purchè in buono stato in tutti i negozi Feltrinelli e Ricordi Mediastore.

Sul sito dell’inziativa, così come nel regolamento, viene specificato che i libri andranno a progetti di alfabetizzazione e in corsi di italiano per stranieri. Un’altro aspetto interessante è che alla donazione del libro riceverete un buono di 5 euro, somma modesta che tuttavia può essere un incentivo. È raro trovare inziative come queste, ci possiamo solo augurare che abbia successo!

“Il Mediterraneo” di Fernand Braudel. 1987.

Oggi parliamo di un libro che, dal nome del suo principale autore e dal titolo, può ingannare sulla pertinenza alla missione di Italiaiocisono. Al contrario, Il Mediterraneo – Lo spazio e la storia, gli uomini e la tradizione, traccia direttamente e indirettamente un’immagine del nostro paese  nell’ampio quadro creato dal mare nostrum, attraverso le diverse epoche storiche. Per capire quanto dobbiamo al Mediterraneo, che ha fatto la fortuna degli Antichi Romani, delle grandi Repubbliche Marinare e di molti altri soggetti economici e politici, bisogna senza dubbio parlare di quelle società, tradizioni e forze che a partire da un piccolo embrione sulle sponde orientali hanno poi creato tutto un mondo: l’Occidente e le sue propaggini verso l’Asia, le Americhe e l’Africa.

Nella sezione Terra, si viaggia da una sponda dei continenti bagnati dal grande mare, tra vulcani che pietrificano interi centri abitati o che addirittura eliminano civiltà, agli antichi insediamenti sepolti o riscoperti come la preziosa Çatalhöyük, le terre fertili e le pianure malariche, i pilastri dell’alimentazione come l’olio e il vino e le transumanze dei pastori in via di estinzione. Nella sezione Mare si va letteramente a fondo scoprendo l’archeologia sottomarina, come ad esempio il relitto di Anticitera, ma anche le potenti galee della Repubblica Genovese, orgoglio della città e preziose per il commercio continentale.

A queste sezioni ne seguono altre nove, che ripercorrono la storia delle popolazioni mediterranee, Roma, Venezia, le grandi migrazioni, gli spazi e altri interessanti aspetti. È impossibile render conto della quantità di informazioni e di culture, storia e luoghi tracciati in questo libro, l’unica cosa è compiere un atto di fede e prenotarlo in biblioteca o in libreria.

Per quanto riguarda l’organizzazione e la scrittura del libro, è d’obbligo una precisazione. In copertina compare il nome dell’autore Fernand Braudel, che tuttavia si circorda di altri autori come Georges Duby, Maurice Aymard, Filippo Coarelli e altri per diverse sezioni. Parlando a titolo personale, sono convinto che Braudel sovrasti tutti gli altri in chiarezza, scorrevolezza e freschezza della lingua. Non si fa problemi a passare da un capo all’altro del Mediterraneo, ma senza stordire il lettore, come un vecchio saggio che indica ai propri allievi i cuori pulsanti di questa parte di mondo dall’alto di una grande montagna. Mentre gli altri peccano di supponenza nel trascrivere quella che ricorda una lezione accademica per accademici, Fernand guida qualunque lettore nell’analisi con un tocco personalissimo, tanto che la sua Venezia ricorda una dichiarazione d’amore senza fine da parte di un grande studioso di storia.

Il percorso si svolge su un’ampia area che ha influenzato il nostro paese per numerosi secoli. Questo libro è quindi un elemento prezioso per ricordarci che la cultura, specialmente per quanto riguarda quella italiana, sia un melting pot molto più grande e fecondo di quello che siamo abituati a concepire. Un buon inizio per aumentare la consapevolezza delle nostre tradizioni a livello nazionale e per individuare i punti comuni su un’area più grande. L’intento de Il Mediterraneo – Lo spazio e la storia, gli uomini e la tradizione, è forse quello di favorire l’integrazione basata su un comune passato. Forse con quest’opera, Braudel ci ha indicato la via per un’Europa unita, contemplando semplicemente il suo mare.

Europeana, la Biblioteca degli Europei

Qualcuno senz’altro ricorderà l’inaugurazione di Europeana nel 2008. I server facevano fatica a resistere alle richieste degli avidi internauti. Oggi, circa 5 anni dopo, c’è meno foga nell’esplorare il sito, anche se i contenuti aumentano continuamente.

Ma cos’è Europeana? In pratica, una biblioteca multimediale online dove si possono trovare libri, trattati, video, musica in un unica piattaforma a livello europeo. Sono disponibili scritti degli illuministi francesi, riflessioni di umanisti italiani, pensieri di filosofi tedeschi e diari di viaggio di esploratori portoghesi.

Da tutto il continente istituzioni private e pubbliche hanno reso disponibili i loro archivi digitalizzati, anche se il lavoro da fare è ancora molto lungo. Su un totale di 23, 595,557 opere, l’Italia contribuisce con 1,273,103 digitalizzazioni, appena il 5.40% del totale. Vista la quantità di manoscritti e produzioni nei nostri archivi, da quelli della RAI dove stanno marcendo i nastri alla Biblioteca dei Girolamini vittima di connivenze tra “custodi” e antiquari, gli sforzi necessari sono immani.

La digitalizzazione delle opere è argomento d’attualità, ed è ammirevole che ci sia uno sforzo istituzionale coordinato a livello europeo per salvare i nostri tesori. Da un lato tuttavia non si potrà escludere un potenziale “incendio della biblioteca di Alessandria 2.0″, visto che la digitalizzazione comporta l’affidamento delle informazioni all’elettronica, con tutti i rischi del caso. Diventa fondamentale avere ridondanza,  quindi preservare le informazioni allo stato fisico e virtuale.

In questi tempi di crisi queste iniziative hanno bisogno di grande supporto per la tutela del nostro grande patrimonio, in modo che i nostri discendenti possano avere più informazioni possibili per descrivere la società di oggi che, un giorno, rivivrà solo attraverso la nostra testimonianza.