“Oggi, il Rumore trionfa e domina sovrano sulla sensibilità degli uomini. Per molti secoli la vita si svolse in silenzio, o, per lo più, in sordina. I rumori più forti che interrompevano questo silenzio non erano nè intensi, né prolungati, né variati. Poiché, se trascuriamo gli eccezionali movimenti tellurici, gli uragani, le tempeste, le valanghe e le cascate, la natura è silenziosa.”
Così Luigi Russolo scriveva nel manifesto della musica futurista, intitolato L’arte dei Rumori. Se Marinetti e gli altri seguaci volevano farla finita con biblioteche, musei e altri simboli del culto del passato, Russolo dichiarava guerra ai contrappuntisti fiamminghi, accusati di creare suoni innaturali.
Le automobili, le fabbriche e le città creano una varietà di suoni-rumore che ormai accompagnano le nostre esistenze, e ci sono talmente familiari che proprio la loro presenza ci richiamerebbe alla vita stessa. Ma attenzione, i rumoristi non vogliono imitare i rumori, bensì sfruttare i diversi timbri per scoprire nuovi mondi musicali e rompere gli schemi consolidati da secoli nella creazione e nella fruizione dei componimenti.
Dall’11 marzo 1913, giorno in cui Russolo rendeva pubblico il suo manifesto, questo genere ha fatto passi da gigante conquistando il mondo e molti artisti. Tuttavia, la noise music -come è conosciuta oggi- è rimasta un genere d’elite per soli intenditori. Lo stesso Russolo ha inventato l’Intonarumori, un apparecchio che metteva in pratica le idee della musica futurista.
Forse è troppo presto per giudicare questo genere musicale, e magari alcuni futuri musicologi riusciranno a intravedere il genio all’interno della vasta produzione che contraddistingue il rumorismo. Per il momento, tuttavia, tocca a noi profani fare tutti gli sforzi possibili per godere di questo esotico approccio alla musica.