Sesia-Val Grande conquista il titolo di geoparco UNESCO

La notizia è di qualche settimana fa, ma l’eco mediatico si è consumato velocemente. Innanzitutto, bisogna prima capire l’importanza del riconoscimento che la Val Grande (assieme al fiume Sesia che la attraversa) ha ottenuto. Un geoparco è una porzione di territorio che presenta un patrimonio geologico notevole e un modello sviluppo socio-economico sostenibile (ad esempio attraverso l’agriturismo e il geoturismo).

In un’epoca in cui “sostenibilità” è un termine ormai diventato di uso comune, queste iniziative vogliono premiare una gestione del territorio che riesca a sfruttare l’importanza del luogo senza stravolgere l’equilibrio tra natura e attività umane. Questo equilibrio, in Val Grande, appare più spostato verso la natura. Si ha l’impressione di lasciarsi dietro la civiltà per immergersi in una valle delimitata da verdi dirupi, grandi foreste e intime distese di prati. Sembra strano che proprio in questa valle si sia consumato uno dei rastrellamenti da parte dei nazisti più cruenti della Seconda Guerra Mondiale ai danni della Resistenza. Oggi queste contrapposizioni le abbiamo alle spalle.

Il recupero di queste zone che, passandomi il termine, definirei incantate è sacrosanto perchè tracciano un modello di conservazione importantissimo. Un modello che dovrebbe essere applicato per tutelare le numerosissime aree di interesse turistico oggi in pericolo nel nostro paese. Il Geoparco Sesia-Val Grande è stato insignito del titolo patrocinato dall’UNESCO lo scorso 5 settembre, e va ad aggiungersi alla lista internazionale dei geoparchi. Con l’autunno la Val Grande sarà ancora, se possibile, più affascinante: motivo per cui non sarebbe una brutta idea organizzare a breve un’escursione.

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Promozione Territoriale: Veneto

Dopo aver visto la promozione dell’Alto Adige, scendendo dall’arco Alpino ci occupiamo di una regione ricchissima di storia e di cultura. Dalla laguna alle Alpi, da Verona a Venezia, questa regione è oggi un importante soggetto economico nel manifatturiero e nel turismo.

C’è moltissimo da dire su questo territorio, ma a livello istituzionale la promozione è al massimo dei suoi livelli? Di certo qui il turismo vive di rendita, ma si potrebbe fare di più. Il sito è funzionale: si trova quel che si cerca, ma sicuramente lo si può rendere più accattivante. Tra Veneto o Alto Adige, qual’è il portale più intuitivo?

L’UNESCO ha deciso: l’Etna è patrimonio dell’umanità.

«L’ Etna nevoso, colonna del cielo
d’acuto gelo perenne nutrice;
mugghiano dai suoi recessi
fonti purissime d’orrido fuoco,
fiumi nel giorno riservano
corrente fulva di fumo
e nella notte ròtola
rocce portando alla discesa
profonda del mare, con fragore».

Così Pindaro in una delle sue Odi descriveva l’Etna più di 2500 anni fa. Oggi ben poco è cambiato, e un grande poeta avrebbe di fronte a se lo stesso spettacolo. Questo vulcano, uno dei più attivi sul continente europeo, ha affascinato uomini d’arte, scienziati e viaggiatori con la propria altezza, la neve in cima, il ruggente suono delle eruzioni che spezzano l’armonia della soleggiata Sicilia.

Oggi il turismo dell’isola passa anche per l’Etna con spedizioni di vulcanologi e turisti che scalano le pendici per studiarne i segreti gli uni, e per farsi fotografare immersi in un paesaggio lunare gli altri. Per l’importanza storica, culturale e scientifica, l’Etna è stato inserito dall’UNESCO nella lista dei patrimoni dell’umanità il 21 giugno 2013. Con questa decisione, che riempie di orgoglio i Siciliani in primis ma anche tutti noi italiani e gli estimatori stranieri, si spera di dare un segnale forte alle istituzioni per puntare fortemente sul turismo e sulla ricerca scientifica, investendo ingenti quantità di denaro a supporto di progetti di valorizzazione, perlomeno in controtendenza ai recenti sviluppi.

L’Etna è quindi il 45esimo bene inserito nella lista UNESCO riferita al nostro paese, e ancora oggi deteniamo il primato nel mondo per la quantità di siti tutelati dall’organizzazione internazionale. Allora forza e coraggio: il mondo in costante cambiamento si aspetta da noi grandi cose.

2012. Ottima Annata per gli Uffizi

Finito il 2012 è ora di tirare le somme per gli Uffizi. Fosse un vino sarebbe presto per cantar vittoria, ma se si tratta di un museo visitato da 1.767.030 persone, sicuramente sarebbe un buon novello. Il 2012 è stato l’anno migliore per le visite, ma anche per quanto riguarda il rinnovamento del museo. Quasi un anno fa aprivano le sale blu, che oggi ospitano le opere dei pittori stranieri del ‘600 e ‘700, del calibro di Velazquez, Goya e Rembrandt. Dopo le sale Blu, ricavate da una riorganizzazione interna del museo, hanno aperto le sale Rosse, ricavate dall’apertura di parte del Corridoio Vasariano. Le sale Rosse ospitano pittori cinquecenteschi italiani: Raffaello, Bronzino, Rosso Fiorentino e altri sconosciuti.

Ho avuto la fortuna di visitare i nuovi Uffizi e sono rimasto impressionato dai passi avanti compiuti: sembrava quasi un museo moderno. Purtroppo non tutto è andato come doveva andare, e dobbiamo prendere atto di una brutta vicenda riguardanti le sale blu: per alcuni giorni prima di natale sono rimaste chiuse per mancanza di personale. Solita figura all’italiana? Speriamo sia stata semplicemente la fase di rodaggio.

Il 2012 ha segnato una flessione dei visitatori del Polo Museale Fiorentino, che raccoglie molti musei a pagamento, in controtendenza rispetto ad alcuni siti turistici ad ingresso gratutito che hanno visto un aumento dei visitatori, come ad esempio la Villa medicea di Poggio a Caiano (+28,81%), Cenacolo di Fuligno(+52,62%) e la Villa medicea di Cerreto Guidi (+25,86%). Un segno chiaro per le istituzioni: biglietti meno cari o gratuiti oppure a pagamento, ma per un museo di qualità.

Roma, 2013. “Scusi, Dov’è il Partenone?”

Leggendo questa notizia del Corriere mi è venuto da sorridere. Non so ben dire se di un sorriso divertito o di uno amaro, ma di certo mi ha fatto riflettere. Ci troviamo in un mondo segnato da grandi stravolgimenti. La società mondiale sta cambiando faccia rapidamente e molti inseguono lo stile di vita europeo o occidentale. Questa nuova classe media chiede cultura, in quanto può dedicarsi ad attività diverse dal far quadrare i conti a fine mese. Assieme alla cultura aumenta la voglia di viaggiare, e qui entriamo in gioco noi. Per nostro onore e onere, siamo un riferimento mondiale per la cultura, ma abbiamo un grosso problema: la comunicazione.

Se cercare il partenone a Roma può essere divertente come barzelletta, il concetto di fondo è inquietante. L’immagine del nostro paese non è uniforme, non c’è supporto internazionale e tutta la reputazione che abbiamo la otteniamo da persone, prodotti o beni culturali. Ma non è con la comunicazione “passiva” che si crea un sistema economico durevole.

Per quanto riguarda i nuovi arrivati brasiliani, indiani e russi, sono interessanti le dichiarazioni della Federalberghi sulle eccentricità di questi turisti. È necessario capire i loro bisogni e letteralmente “accudirli”. Bisogna investire nella pubblicità in questi paesi, potenziare il sito multilingue che abbiamo, accoglierli fin dall’aeroporto con guide gratuite e sconti mirati, e creare un codice di condotta per gli operatori del turismo, dal maître d’Hotel alla guida museale.

E, in ultimo, fare in modo che un cinese non chieda più dove sia il Partenone a Roma, bensì Sant’Ivo alla Sapienza, Villa Borghese o l’EUR.

Promozione territoriale: Alto Adige – Südtirol

L’Italia è un paese che molto spesso nasconde sorprese. Da un lato questo aiuta a preservare l’autenticità di alcuni luoghi, ma dall’altro ci penalizza: la mancanza di campagne di informazione turistiche e di promozione territoriale si traducono in un giro d’affari minore. Davanti a uno Stato non lungimirante, le regioni pensano per conto loro e mostrano a potenziali turisti quello che possono trovare sul nostro territorio.

Apriamo quindi la sezione “Promozione Territoriale” per tutte quelle iniziative istituzionali che valorizzano con ogni mezzo ciò che possiamo offrire. Al giorno d’oggi non ci rivolgiamo più solo ad europei o statunitensi, ma bisogna tener conto della nascente classe media dei paesi in via di sviluppo che richiede cultura e inizia a girare il mondo.

E chi, se non il nostro paese, può offrire un buon lido d’approdo? O meglio, qualche baita riscaldata dal legno che arde nel camino. Si, perchè oggi vediamo il video del Alto Aldige-Sudtirolo e il sito veramente ben fatto.

Nei prossimi articoli vedremo e analizzeremo questo tipo di campagne, dato che ormai spesso si guardano più video di quanto non si legga!