Enrico Panattoni, l’inventore della Stracciatella.

Quando siamo in coda dal gelataio, mentre scorriamo con gli occhi i vari gusti del gelato ripassiamo spesso sul fior di latte. Un gusto dal nome fresco e dal sapore delicato, dato dall’abbondante panna e dalla dolcezza dello zucchero. Ma come rendere ancora più buono il fior di latte? è una domanda che si deve essere fatto Enrico Panattoni, mentre sperimentava un nuovo gusto presto entrato nell’olimpo del gelato: la Stracciatella.

Nel 1953 a Bergamo alta Panattoni apriva il bar “La Marianna” e incominciava a vendere gelati riempiti con la nuova invenzione. La novità ha conquistato presto tutta l’Italia e le gelaterie hanno incominciato a produrre la creazione di Panattoni, ma con la diffusione di massa si è perso anche il nome dell’inventore.

Pochi giorni fa è venuto a mancare, ma se possiamo gustare un fior di latte con pezzi di cioccolato croccanti che si sciolgono presto in bocca, è proprio grazie a questo signore. E’ doveroso salutarlo e ringraziarlo per tutti i momenti di godimento e meditazione che ci accompagnano mentre gustiamo dell’ottimo gelato.

Simone Peterzano. Il Maestro di Caravaggio in Mostra al Castello Sforzesco.

Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, ha avuto una breve vita. In un periodo di passaggio dalla pittura rinascimentale a quella barocca, il giovane ha introdotto un particolarissimo uso della luce e l’analisi accurata dell’animo umano dipingendone i drammatici e realistici effetti nelle pose.

Nato nel 1571, Caravaggio viene istruito da un maestro milanese nel suo studio. Dal 1584 e per altri quattro anni, il giovane pittore impara dal meno conosciuto Simone Peterzano. Noto solo per essere stato il “maestro di..”, questo pittore è stato uno dei grandi esponenti della pittura rinascimentale lombarda.

Peterzano nasce nel 1540 a Bergamo ed è a sua volta allievo di Tiziano a Venezia (quali coincidenze…). Finito l’apprendistato affresca monasteri nell’area milanese e finisce diverse tele. In questo periodo dipinge la famosa Pietà e gli affreschi della Certosa di Garegnano. Attraverso i suoi dipinti si intuisce una primitiva analisi dell’illuminazione che il suo allievo svilupperà e studierà con grande dedizione. Tutti i grandi pittori sono anche grandi disegnatori, e Peterzano non è certo da meno.

Fino al 17 marzo 2013 al Castello Sforzesco di Milano, gratuitamente, si possono ammirare 132 disegni del pittore rinascimentale e di altri illustri come il Parmigianino, Luini e altri anonimi lombardi. Sono esposti studi di un particolare o di un personaggio, ritrovabili successivamente nei diversi quadri in fotografia. La mostra è interessante ma l’allestimento lascia un po a desiderare, infatti è vittima di un male molto diffuso in Italia: i pannelli informativi scritti con un linguaggio poco accessibile. Tuttavia va evidenziata la lungimirante gratuità della mostra, che sostituisce quella di Bramantino, altro pittore rinascimentale lombardo, visitabile fino all’ottobre scorso.

Senz’altro un appuntamento importante per osservare lo stato dell’arte rinascimentale e il germe di quella barocca, di cui Peterzano è inconsciamente l’anello di congiunzione.

La Startup e la cultura dell’impresa tradizionale: insieme per il futuro.

Startup è una parola che vediamo e sentiamo sempre più spesso nelle notizie di tecnologia, nelle discussioni di decreti legge e nelle interviste di giovani intraprendenti. Startup è letteralmente l’avvio dell’impresa, il momento d’inizio, quello più difficile. Ma ci si può chiedere: visto che si tratta dell’avvio di un’impresa, cosa c’è di nuovo sotto l’albero? Alla fine ci troviamo nel paese in cui è nato il capitalismo e che ha sempre avuto una tradizione artigianale e industriale. L’impresa è quindi qualcosa che appartiene alla nostra storia, cultura ed economia da secoli. Il soggetto privato ha resistito, nonostante le spinte centrifughe delle ideologie novecentesche, e si è distinto nel miracolo economico  senza precedenti del secondo dopoguerra.

La startup come la intendiamo oggi è quindi un’impresa, ma con caratteristiche diverse. Senza internet non sarebbe potuta esistere, infatti questa forma societaria particolare si è diffusa parallelamente alla massificazione di questo importante strumento. Questo tipo di impresa sfrutta estensivamente tecnologie applicate ai più svariati campi e investe moltissimo in ricerca e sviluppo. La cultura della startup non poteva che nascere nel Nord America, dove il capitalismo europeo e il pragmatismo anglosassone si sono uniti nei secoli per formare un’economia di mercato di grandissime proporzioni. Qui le disponibilità di capitali e investitori pronti a rischiare hanno creato i famosi venture capital, cioè fondi di investimento che finanziano queste piccole e promettenti aziende (una lettrice degli Stati Uniti ci segnala un suo video sulle modalità di finanziamento per questo tipo di imprese). Purtroppo solo una piccola parte delle startup create resiste, o perchè fa fatica a entrare nel mercato, o perchè fa fatica a starci dietro con continue innovazioni. La Silicon Valley è la capitale delle startup per antonomasia ed è qui che son nate le startup più famose come Google, Twitter ecc.

Ora il nordamerica esporta questo modello di business nel vecchio mondo, come se gli restituisse un favore. In Italia questo tipo di società è subito diventata il mezzo per la realizzazione dei sogni di molti giovani. Di fronte ad una grande domanda sono nati venture capital italiani, incubatori per le imprese, ambienti di coworking e nuove leggi ad hoc.

Tra gli incubatori d’impresa vi sono tanti soggetti privati come H-Farm ma sono ugualmente interessanti quelli delle università come il Politecnico di Milano. Nei Venture Capitalists si annoverano Principia, Eachimede, dPixel e molti altri. Ma forse il fenomeno più interessante riguarda il coworking, letteralmente collaborare, lavorare insieme. Un soggetto privato che si sta espandendo esponenzialmente è Talent Garden.

Questo è il più famoso spazio di coworking in italia, presente a Brescia, Bergamo, Torino, Milano e Padova. In questo luogo i giovani startupper possono lavorare alla loro idea, ognuno contaminando gli altri team in modo da creare collaborazioni e progetti multidisciplinari.

Il panorama è quindi promettente e finora l’Italia sta accogliendo positivamente questa nuova cultura d’impresa. Chissà se l’unione della nostra società tradizionale e questo nuovo tipo di impresa si fonderanno in qualcosa di diverso, magari  creando un soggetto con l’obiettivo di sfruttare sostenibilmente la cultura: la “startup culturale”.