Il cioccolato di Modica, una gustosa specialità siciliana.

Nel libro La contea di Modica di Leonardo Sciascia e Giuseppe Leone c’è un passaggio che rende onore al prodotto più famoso di questo paesino della Sicilia meridionale:

”Un cioccolato fondente di due tipi – alla vaniglia, alla cannella – da mangiare in tocchi o da sciogliere in tazza: di inarrivabile sapore, sicché a chi lo gusta sembra di essere arrivato all’archetipo, all’assoluto, e che il cioccolato altrove prodotto – sia pure il più celebrato – ne sia l’adulterazione, la corruzione.”

Il cioccolato di Modica non è uno sconosciuto per chi ama il cioccolato: difficile dimenticarne la consistenza e il sapore. La storia di questo particolare cioccolato risale al XVI secolo, un periodo che ha segnato la cultura e quindi la gastronomia locale. Gli italiani non hanno un buon ricordo della pessima amministrazione spagnola, ma l’introduzione da parte loro di questo tipo di lavorazione del cacao, può forse -è il caso di dirlo- addolcirne la posizione.

https://i0.wp.com/cdn.c.photoshelter.com/img-get/I0000thQ2YHHMQ2s/s/600/480/Laboratory-Dolceria-Bonajuto-1880-Modica.jpgIl cioccolato di Modica infatti deve le proprie caratteristiche ad un metodo di produzione che esclude il concaggio: i cristalli di zucchero non vengono sciolti grazie al mantenimento della temperatura sui 35-40 gradi durante tutto il processo. In questo modo è possibile evitare di aggiungere altri ingredienti come addensanti, grassi o latte, in modo da preparare un cioccolato più simile a quello consumato dagli antichi.

Oggi una lavorazione simile si trova in Spagna, in particolare ad Alicante, e in alcune regioni del Messico e Guatemala, ma i soggetti coinvolti più o meno direttamente nella produzione e commercializzazione del Cioccolato di Modica lottano per un riconoscimento ufficiale.

A tale scopo, nel 2003 è nato il Consorzio di Tutela del Cioccolato di Modica, che raggruppa 20 produttori comunali con l’obiettivo di conquistare il marchio IGP. Recenti notizie riportano che l’iter sia già a buon punto in sede comunitaria, il che fa ben sperare tutti gli amanti del cioccolato e dei prodotti dolciari siciliani in una futura valorizzazione e  in una distribuzione capillare del prodotto a livello nazionale e globale.

“La Passacaglia della Vita” di Stefano Landi. XVII Secolo.

Stefano Landi è stato un grande musicista del primo Barocco, contemporaneo dell’inventore del melodramma Monteverdi di cui abbiamo già parlato. Nasce infatti nel 1587 a Roma in un periodo di grande importanza: si sta passando dalla musica rinascimentale alla musica barocca. Landi ne è un grande iniziatore, ed è anche uno dei primi compositori di melodrammi.

L’abilità nelle relazioni sociali gli permette di conquistare la simpatia dei grandi nomi, viene infatti mantenuto da mecenati famosi come i Borghese, i Barberini e il cardinale Maurizio di Savoia. La stabilità economica gli permette di dedicare il proprio ingegno alle forme musicali in voga allora. La Passacaglia è una di queste forme e consiste in una continua variazione con tempo di 3/4 su una linea di basso ostinato. Questo genere musicale proviene dalla Spagna, ma la prima forma scritta è stata trovata in Italia e risale al 1606.

Nel nostro paese molti compositori sperimentano il nuovo genere: Frescobaldi, Boccherini, il nostro Landi e molti altri. L’altezza raggiunta da queste composizioni colpisce anche Bach qualche decennio dopo, che decide di contribuire con la sua “Passacaglia e tema fugato in do minore” .

Molta della produzione di Landi è andata persa, ma questo geniale compositore ci ha lasciato il pezzo che che ascoltiamo oggi. La Passacaglia della Vita è cantata da Marco Beasley, grande interprete napoletano, e suonata con liuti a manico lungo, tamburi, contrabbasso e altri. Landi si è spento nel 1639, ma la qualità della sua composizione ha permesso alle sue opere di influenzare quelle di musicisti delle epoche successive. E quali musicisti…

La Fermata della Metro più Bella d’Europa è Toledo, a Napoli.

Toledo è il nome della bellissima città spagnola, parte di quello del vicerè di Napoli Don Pedro Álvarez da Toledo ma anche di una fermata della Metropolitana di Napoli. La Spagna e questa città sono legate  storicamente e culturalmente: si sono influenzate a vicenda molto profondamente e hanno contribuito a definire il carattere di Napoli che conosciamo tutti. “Unica” è forse l’aggettivo migliore per definire gli alti e i bassi dell’anima di una città che è più uno stato indipendente, a livello culturale.

La linea 1 della metropolitana di Napoli fa risalire le proprie origini fin dal 1963, epoca in cui altre città italiane come Milano costruivano la propria rete sotterranea. Tuttavia la linea ha visto la luce nel 1995 e da allora la costruzione di nuove fermate è stata incessante. Le stazioni Dante e Museo, aperte rispettivamente nel 2001 e nel 2002, sono state progettate da Gae Aulenti, di cui abbiamo già parlato a proposito della dedica della piazza a Milano.

Toledo invece è stata progettata dallo spagnolo Oscar Tusquets, quasi un ritorno simbolico della sorella per omaggiare la stupenda città borbonica. Ci sono in bella mostra un tripudio di mosaici, forniti dal gigante vicentino Bisazza, che riportano alla grande storia della città e delle zone limitrofe come Pompei, le mappe topografiche storiche, i simboli della Repubblica Napoletana del 1799 e molto altro. L’impressione è quindi di poter entrare in un capolavoro lontano dalla luce del sole. Proprio per questo Toledo rientra nelle cosiddette Stazioni dell’Arte, un insieme di fermate pensate per essere dei veri e propri monumenti sotterranei.

Galleria di Palazzo Zevallos Stigliano, NapoliLa stazione è stata riconosciuta come la più bella d’Europa dal Daily Telegraph e tutti i napoletani possono essere orgogliosi di questo riconoscimento. In una città che nasconde tesori, palazzi e monumenti di grandissima importanza ma che è conosciuta per ben altre cose, questa notizia può contribuire a dare lustro all’immagine della città. Noi nordici dobbiamo inchinarci a quest’opera, visto la pessima progettazione estetica della nuova metro 5 milanese che dà proprio l’idea di un’infrastruttura funzionale ma non bella. Napoli, in questo ambito, svetta su tutte le città italiane e su molte europee e vale quindi la pena riconoscerlo. In ogni caso, se avrete la possibilità di visitare Napoli, fate un giretto per la stazione e scriveteci le vostre impressioni!