La Marconi Society e il premio annuale dedicato al grande scienziato bolognese.

In un’epoca in cui l’elettromagnetismo viveva il suo periodo d’oro, Guglielmo Marconi fece la storia con l’applicazione pratica delle scoperte scientifiche nel campo delle onde radio. Dal 1895, anno in cui Marconi trasmise e ricevette il primo segnale radio sono passati quasi 120 anni, e solo in questi mesi la radio sta migrando velocemente al digitale dopo più di un secolo di trasmissioni analogiche.

La radio non ha più l’importanza che aveva una volta, ma quello che ci ha insegnato il nostro Jobs d’altri tempi è che bisogna sempre credere nell’innovazione. Il tema della comunicazione era caro a Marconi, e proprio per questo sua figlia Gioia Marconi Braga ha istituito la Marconi Society (con sede negli Stati Uniti) e l’annuale Marconi Prize, un premio di 100.000 dollari per gli innovatori del settore. Tra i vincitori famosi del premio si contano Lawrence E. Page and Sergey Brin, i fondatori di Google, e Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web, mentre quello di quest’anno è andato a Martin Cooper, l’inventore del telefono cellulare.

La fondazione con la propria attività fa un favore all’umanità, premiando i soggetti che ogni giorno lavorano per il progresso, e all’immagine dell’Italia, che viene ricordata per le proprie conquiste e non come al solito per i propri problemi. Anche Marconi è dovuto andare all’estero per dare un carattere internazionale alle sue invenzioni, e questa è una stortura che affligge ancora oggi il nostro paese attraverso la fuga dei cervelli, ma questa è un’altra storia. Aspettiamo trepidanti il premio dell’anno prossimo, sperando in una grande invenzione che nasca da questa parte dell’oceano!

Guglielmo da Saliceto, il chirurgo che reintrodusse il bisturi. 1210.

Che la medicina nel medioevo fosse temuta dal paziente, curato a suon di salassi e di intrugli di varia origine, è ormai parte dell’immaginario collettivo. Come tutte le scienze tuttavia, anche la medicina si è arricchita con il tempo di nuove scoperte e di strumenti sempre più precisi e sopratutto utili. L’eredità della grande tradizione medica greca è stata raccolta dagli arabi, che hanno il merito di aver contribuito allo sviluppo della chirurgia. Tuttavia, al posto del bisturi, i chirurghi arabi preferivano il cauterio: un nome orribile usato per descrivere un pezzo di ferro rovente che tagliava la carne assicurando al contempo l’emostasi.

In questo sfondo si inserisce Guglielmo da Saliceto, nato a Cadeo nel 1210. Guglielmo studia a Bologna per diventare medico (physicus), professione associata alla filosofia della natura e nettamente distinta dal chirurgo (empiricus). Il giovane medico non digerisce questa separazione delle carriere, e si batte per avvicinare la cultura medica alla chirurgia, così come ha tentato di fare la Scuola Medica Salernitana. Il grande merito di Guglielmo da Saliceto tuttavia non è stato tanto quello di ripensare la formazione dei chirurghi, quanto per un’importante conquista a livello pratico. É stato il primo a reitrodurre il bisturi nella chirurgia, aprendo nuove frontiere in questa importante branca delle scienze mediche.

Sebbene possa sembrare una semplice formalità, questa conquista deve aver trovato diverse antipatie, e per giudicare bisogna anche pensare con la testa dei contemporanei: anche diversi secoli più tardi, la resistenza al cambiamento ha colpito altri e ben più illustri scienziati.

La Città della Scienza di Napoli in Fiamme

Oggi é un giorno infausto per la divulgazione. Questa importante attivitá é mandata avanti da scrittori, registi, fondazioni, aziende e altri soggetti impegnati a demolire le barriere che separano il cittadino dalla scienza e dalla cultura. In questo caso la vittima é la divulgazione scientifica: ieri un incendio ha distrutto quattro dei sei capannoni della Cittá della Scienza di Napoli.

Questo polo é nato da una geniale idea di Vittorio Silvestrini, ed é stato progettato nel 1992-93 e aperto al pubblico nel 1996. Per la realizzazione del progetto é stata riconvertita una parte degli stabilimenti dell’Italsider (oggi ILVA) di Bagnoli, dimostrando quindi come sia possibile riqualificare un’area degratata in un’attivitá socialmente e culturalmente utile. Negli anni il polo espositivo è cresciuto ed ha investito nell’innovazione, infatti é stato il primo museo scientifico di seconda generazione in Italia. L’attivitá non si fermava ai percorsi per i visitatori, infatti venivano organizzati frequentemente congressi e la struttura comprendeva un centro di alta formazione e un Business Innovation Centre, ovvero un incubatore di impresa ad alta tecnologia.

Ieri sera questo progetto di riscatto é andato in fiamme, senza risparmiare i server (il sito infatti é irraggiungibile), lasciando il futuro incerto per i 160 dipendenti e aumentando il rischio della scomparsa di un divulgatore di valore inestimabile.

Al momento in cui scrivo sembra che il rogo possa essere di origine dolosa, in quanto sembra essere stato acceso da piú punti. Questa triste vicenda mostra le difficoltá che si incontrano mandando avanti un progetto cosí innovativo in una città difficile. L’area è stata adocchiata dagli speculatori, ma si spera che questa vicenda dia più forza alla voglia e necessità di rinascita della Città della Scienza, che stava contribuendo a cambiare l’immagine di una città ricchissima di storia e di beni culturali, ma vittima dei propri vizi.

Il mondo accademico, istituzionale e scientifico italiano si sta muovendo nella direzione di una futura ricostruzione, e questo dà fiducia e dimostra la reattività del sistema. Per chi volesse contribuire, è stata avviata una raccolta fondi. Speriamo in una rinascita della Città della Scienza, con una ventata di innovazione in un’area con forte necessità di rilancio.